Una delle domande che mi vengono poste più spesso è: « Come fare a sopravvivere quando muore il tuo cane?». Nel coaching ad ispirazione gestaltica, la parola “sopravvivere” è una parola molto forte, che racchiude significati, emozioni e non detti all’interno della persona. Per esempio, ci si potrebbe domandare da che cosa, veramente, vuoi sopravvivere quando muore il tuo cane. Perché morte, perdita, vuoto, solitudine non sono sinonimi o metafore, sono mondi nei quali la persona ci si rispecchia, vedendo i propri nervi scoperti. Oggi ti propongo alcuni consigli per sopravvivere quando muore il tuo cane, nonostante il dolore soverchiante e la difficoltà nel parlarne con gli altri.
Non sopravvivere, quando muore il tuo cane
Sembra un paradosso ma non lo è. La morte, in chiave gestaltica, rappresenta la fase di chiusura di un’esperienza e, allo stesso tempo, può essere il germoglio d’inizio di una nuova vita. Può essere positivo che qualcosa, di te, muoia. Può essere l’opportunità per rinascere farfalla. Lo so che, ora, mentre soffri, l’idea di trovare del buono nel marasma che stai vivendo ti può suonare strano e anacronistico. Fermati un momento: che cosa vuoi far sopravvivere, di te, da questa esperienza? Che cosa, invece, ha senso che muoia, di te, grazie a questa esperienza? Se scegli di non far sopravvivere qualcosa di te attraversando la morte del tuo cane, che cosa, invece, sopravvive?
Onora la parte di te che scegli di lasciar morire insieme al tuo cane
Quella parte è stata importante e utile nella vita che avete condiviso. La morte chiude quel capitolo in vita e, per aprirne uno nuovo, qualcosa, di te, verrà lasciato indietro, per far spazio a nuove modalità per stare bene con te o in relazione con altri animali. Quella parte che muore è una parte che ha avuto senso, valore, per te; ti ha sorretto, ti ha cresciuto, ti ha portato nel mondo, quando il tuo cane era con te. Per questo va onorata, alla tua maniera. Perché è stata significativa ed è ancora significante, nella tua vita. Onorarla riconsocendole il significato che ha avuto nella tua vita, ti aiuta a vedere dove ti ha condotto. Chi eri prima di attivarla, chi sei ora che ne hai fatto esperienza.
Il confine verbale delle emozioni
Nel lutto per il proprio cane (ma anche per qualsiasi affetto importante), le emozioni possono essere intense, soverchianti; le puoi reiterare nel tempo, senza riuscirti a staccare da ciò che ti fa stare male perché quella cosa che ti produce dolore è quell’esperienza fisica che ti permette di sentire nel corpo la presenza del tuo animale. E’ l’unica cosa che ti porta a sentire fisicamente il tuo pet, dentro di te. Il dolore causato dalle emozioni trattenute è un modo per bloccare il tempo, cristallizzarlo perché, se fluisce, si allontana, nel pensiero, anche il tuo pet. In realtà, il tuo animale, il tuo cane, nelle tue emozioni non c’è. C’è nelle lezioni di vita che hai appreso e che apprenderai; c’è nei modi che sceglierai per affrontare il dolore; c’è nelle strategie che metterai in atto per imparare a stare da sola, in tua compagnia. Le emozioni sono una scelta e, per lasciar andare il senso di dolore, di malstare, di rabbia, di vuoto, il primo passo è riconoscere che quelle emozioni le tieni vive perché questo ha senso per te e, con questo, agisci delle azioni nella tua vita, che ti portano qualcosa o ti portano da qualche parte.
Come sopravvivere quando il cane muore
La relazione con un cane può essere davvero simbiotica, significante, vibrante, fondamentale per una persona. Un cane è un compagno di vita che assume, su di sé, le proiezioni umane come una spugna. Per qualcuno è un alleato, un figlio, un amico, un compagno, un marito, un nemico, un bambino. Per te, il tuo cane sarà quello che gli riconosci. La morte ti porta via quel simbolo. Fa male per questo. Piangi per questo. Non solo perché non puoi più condividere vita con l’animale vero e proprio ma anche e soprattutto perché, dall’oggi al domani, devi fare i conti con la tua esistenza senza quel simbolo vivente tra le mani.
Per riuscire ad attraversare questo momento così faticoso e doloroso, chiediti:
- Che cosa mi fa più male?
- Che cosa non mi fa male?
- Voglio stare meglio?