“Ho picchiato il mio cane e mi sento in colpa“: questa è la query con cui una persona è entrata nel mio sito web. L’ho trovata così sincera e onesta da volerle dedicare uno spazio di aiuto. Rimbomba il senso di colpa, la macerazione e la disistima verso sé stessi di fronte a comportamenti che hanno causato danno tanto alla persona quanto all’animale.
Se una persona cerca in Google un rimedio per il proprio sentire connesso all’agire, c’è la speranza che si attivi anche la coscienza di ciò che si è fatto contro il proprio Animale Speciale. Forse si tratta di rimorso, forse di semplice paura delle conseguenze legali per il danno causato. La chiave di lettura con cui voglio approcciarmi a questo delicatissimo tema della violenza domestica contro gli animali è una chiave di coaching, quindi di potenzialità umana, di causatività e di crescita.
Tabù Innominabili – Proprietari che picchiano gli animali di casa
Ho preparato un podcast dedicato a questo tema, con una panoramica sulla violenza contro gli animali e sulle chiavi di crescita personale, che puoi attivare per te.
RESTA INTESTO CHE I LUOGHI IDONEI PER AFFRONTARE I PROPRI COMPORTAMENTI VIOLENTI NEI CONFORNTI DEGLI ANIMALI SONO IL CENTRO DI SALUTE MENTALE, GLI STUDI PSICOTERAPUETICI, LE AULE DI GIUSTIZIA
Carolina Venturini, coach
Il podcast è uno strumento in più per riflettere e farsi un’idea generica sul tema.
A tua disposizione anche il libro “Animali nel cuore” perché ne capitolo sulla vita con il proprio animale, ne parlo diffusamente.
I dati di realtà sulla violenza domestica contro gli animali d’affezione
Contestualizziamo l’accaduto in un panorama italiano più ampio, in modo tale che non ci siano equivoci di alcun genere su che cos’è la violenza contro gli animali e che impatto ha nella nostra società.
Il rapporto Zoomafiadella Lega AntiVivisezione (LAV) riporta dati agghiaccianti: nel 2018 in Italia ogni 55 minuti è stato aperto un fascicolo giudiziario per reati a danni di animali. Totale: 26 fascicoli al giorno con 16 indagati al giorno, uno ogni 90 minuti. Numeri di gran lunga superiori a quelli degli ultimi anni. Numeri spaventosi, di cui dovremmo vergognarci. Eppure, le normative ci sono. La legge n.189 del 2004 disciplina il maltrattamento e l’uccisione degli animali, reati che prevedono multa o carcere ai sensi del Codice Penale.
Uccidere, maltrattare, picchiare animali sono reati in relazione ai quali in Italia ogni giorno vengo aperti ben 25 fascicoli. Questo corrisponde in media a circa 14 indagati al giorno, più di 5 mila all’anno. A livello nazionale si registra un tasso di 15,25 procedimenti e di 8,72 indagati ogni 100.000 abitanti.
Nei casi di violenza sulle donne esaminati dai profiler dell’FBI il violentatore, spesso partner della vittima, aveva in precedenza ferito o ucciso uno o più animali domestici. E’ stato altresì riscontrato che diversi serial killer o sex offender avessero iniziato a commettere atti di crudeltà nei confronti di animali nell’infanzia o nell’adolescenza. Si stima che il 30-40% di coloro che si sono macchiati di 7 atti di violenza nei confronti degli esseri umani, da bambini abbia maltrattato animali. La crudeltà verso gli animali costituisce, in una porzione statistica significativa, uno degli anelli della personalità violenta. In Italia, LINK-ITALIA ha effettuato l’analisi di 278 casi in cui a uno o più maltrattamenti su animali sono seguiti reati contro la persona. Gli abusatori sono risultati maschi nel 93% dei casi, di cui il 17% bambini o adolescenti. Le vittime sono risultate: donne nel 54% dei casi, bambini 24%, anziani 3%, uomini 5%, vittime miste 14%. Nel 61% dei casi la vittima donna ha evitato o rallentato l’allontanamento dall’abusatore per paura di quello che sarebbe successo ai propri animali. Nel 19% dei casi la vittima umana è deceduta. Le principali tipologie di abuso collegato sia a vittime animali che a vittime umane sono risultate essere: violenza domestica, violenza sessuale, stalking, bullismo e reati collegati alla malavita organizzata. Detto in parole povere, I delitti commessi nei confronti degli animali possono avere collegamenti con abusi su umani e ciò implica che una tempestiva repressione dei crimini contro gli animali possa avere un potenziale effetto preventivo dei successivi abusi nei confronti delle persone.
L’immagine esteriore e i comportamenti reali connessi con la violenza domestica contro gli animali
Nella narrazione contemporanea, il proprietario di cane è una persona amabile, buona, gentile, avventurosa, che spende e spande per il proprio pet assicurandosi il miglior cibo, le migliori cure, le attenzioni più speciali. Esistono, ovviamente, persone di questo tipo, e sono tante.
Esistono, però, anche i proprietari di cani che, pur amando il loro animale, pur garantendogli una vita buona, faticano a gestire sé stessi nelle situazioni più varie e preferiscono la via della violenza per determinare in poco tempo il “dominio” e il “potere” sull’animale.
Abbiamo, quindi, persone che possono portare il cane a fare trekking con la migliore guinzaglieria in commercio, persone che comprano i kennel più sicuri per l’auto, ma se il cane si comporta male, utilizzano le mani, la scopa o altri oggetti contro l’animale per riportarlo a un comportamento mite o, come si usa dire, “Sottomesso“.
Di facciata, sono i migliori proprietari del mondo.
Quando parlano di sé, raccontano il buono che fanno e sottolineano quanto sono ansiosi, quanto si preoccupano per il bene del loro pet.
Nel privato delle mura domestiche, la situazione cambia.
Questa è una dinamica molto nota ai professionisti (psicologi e psicoterapeuti), che lavorano con la violenza nell’ambito della psicoterapia, dei centri di salute mentale, persino della violenza contro le donne.
Perché esiste questa dicotomia fra ciò che viene mostrato e ciò che è la realtà dei fatti contro qualcuno.
La legittimazione della violenza contro gli animali nella nostra società
Ovunque guardiamo, c’è un animale relegato a catena, isolato dalla famiglia, usato come antifurto e dimenticato, invisibile nei suoi bisogni di affetto, sicurezza, accoglienza, rispetto.
La nostra società accetta l’omicidio degli animali, sbuffa quando gli animalisti protestano e si infastidisce quando si tratta di petizioni che potrebbero, in potenza, sovvertire le econimie globali, come per esempio quella sugli allevamenti intensivi, sulla caccia, sulle cavie animali, sulla carne sintetica e molto altro ancora. A livello politico, abbiamo assistito alla gestione del problema di orsi e lupi confidenti con la loro uccisione e ben pochi partiti politici italiani hanno sottoscritto degli accordi o mantenuto intenti relativi alla tutela degli animali, tanto che persino le cure veterinarie sono state messe in discussione di recente.
Basta seguire i profili delle maggiori associazioni animaliste, dei personaggi pubblici che si spendono per gli animali, per scoprire i tanti “NO” che facilitano la violenza contro gli animali. Guardando la controparte, si rintraccia l’assenza completa di cenni al riguardo, per capire che ci si ricorda della violenza solo il 25 novembre e solo per il 25 novembre.
Nel mio paese si dice:”il pesce puzza dalla testa“. Purtroppo, in tutti i livelli, se chi ha un ruolo guida non esercita un’influenza sul tema, neanche gli altri si sentiranno legittimati in tal senso.
Viviamo in una società dove è normale l’addestramento coercitivo, nonostante siano emerse nuove correnti di pensiero più gentili, relazionali, etologiche. Manca un divieto ferreo verso quelle pratiche di addestramento.
L’ignoranza è un elemento in più.
La causatività e la violenza contro il tuo cane di proprietà
Ti sottolineo queste situazioni perché è importante capire in che contesto ci muoviamo. Ed è importante perché questo ti porta ad una sola importante domanda:
TU CHI VUOI ESSERE?
QUALI MODI DI COMPORTAMENTO VUOI DENTRO LA RELAZIONE CON IL TUO ANIMALE?
Tutto il resto è noia, come si dice in gergo.
Volere ed essere sono due verbi chiave che ti cambiano la vita.
Qualsiasi sia la tua storia personale, qualsiasi sia il tuo credo politico o chi sei nella tua società, essere consapevole di chi sei come indivudo, come persona, ti porta a scegliere le azioni giornaliere per essere come vuoi essere.
Quindi, se vuoi essere una persona rispettabile e capace di rispettare gli altri, ti comporterai di conseguenza. Se non riuscirai a comportarti come, in realtà, vorresti, avrai la chance di agire causatività. Si tratta di essere la causa della tua vita, nella tua vita.
Se sei la causa, non dai la colpa all’animale per la tua reazione violenta nei suoi confronti ma ti rendi conto di cosa ti appartiene e te ne fai carico. Da te a te, da te in te.
Qualsiasi sia l’azione che ha commesso il tuo animale, tu sei la persona che lo ha in affido e in cui lui ripone fiducia.
Che relazione hai con la fiducia?
Quanto vuoi la fiducia del tuo cane?
Quanto pensi di meritare fiducia?
Inizia da qui. Dire: “Ho picchiato il mio cane e mi sento in colpa” può essere un grande portale di consapevolezza ma sta a te e solo a te varcarlo e attraversarlo attivamente per diventare qualcuno che sa gestirsi anche nelle situazioni di stress.
In ogni persona c’è una parte di violenza, ma ogni persona ha la possibilità di scegliere al riguardo.