Il Lupo e il Leone è sia un libro che un film. Racconta la storia di una giovane donna che, alla morte del nonno, eredita una proprietà nel Canada selvaggio e, oltre alla casa, incontra anche una lupa artica con la quale il nonno aveva interagito.

Nello stesso periodo, un velivolo leggero trasportante un cucciolo di leone per un circo fa un incidente proprio nei pressi della sua casa. Alma, la giovane donna, si trova così ad adottare la lupa artica, il suo cucciolo e il cucciolo di leone, proteggendoli, inizialmente, dalla cattura per fini scientifici e per il circo.

La storia è prevedibile. Gli animali vengono catturati e Alma li cerca per riportarli, infine, di nuovo a casa. Si tratta di una storia vera, con protagonisti reali, in vita, tutelati. Quello che è interessante da notare sono le proiezioni umane sugli animali.

La lupa artica e il nonno

Alma incontra la lupa artica, simbolo estremo di selvaticità ancestrale, come eredità del nonno. Lei, moderna Artemide, sente il richiamo all’incontro e, come per magia, si trova nel punto esatto in cui la lupa era bloccata da una trappola. La lupa è stato il primo ponte con l’elaborazione del lutto per l’anziano riferimento. Stando in contatto con lei, Alma ha potuto fare ancora esperienza di saggezza, istinto, famiglia, incontrando, attraverso di lei, lo spirito del nonno nel suo cuore.

Il cucciolo di lupo e di leone sono stati una plusvalenza selvatica, che le ha permesso di sperimentare l’impegno, la possibilità di scegliere la sua vita smettendo di obbedire alle aspettative altrui. Prendendosi cura, si è presa cura di sé stessa diventando madre per sé, vivendo la “maternità surrogata” con i cuccioli. Per quanto Alma li rispetti come esseri selvatici, il fatto stesso che vivano con lei crea abitudini in loro che, normalmente, in natura non avrebbero: in natura, un leone non dorme nel letto di una persona, per esempio e un lupo non suona il pianoforte imitando i gesti della persona che lo accudisce.

Il grande tema in sottofondo, quello che resta sullo sfondo, è il dubbio su quanto sia lecito addomesticare animali selvatici anche con ottime intenzioni salva vita e come potersene prendere cura nel rispetto delle loro diversità.

I lupi e gli scienziati

La lupa artica e, in seguito, il cucciolo di lupo erano l’interesse di alcuni scienziati, che li hanno catturati con finalità di ripopolamento e tutela della specie a rischio estinzione. Le modalità operative e il luogo di detenzione possono essere opinabili ma resta il bisogno umano di fare qualcosa di speciale, di essere i primi a farlo, di essere quelli che lo fanno. Non c’è una proiezione affettiva ma un bisogno sotterraneo di prevalere, pur con ottime finalità. La domanda nello sfondo è: fino a che punto la scienza può agire per la tutela della biodiversità? Qual è il limite delle persone di scienza e della scienza stessa?

La vicenda si risolve dopo la fuga del leone e del lupo dai rispettivi luoghi di detenzione perché la scienza ha incluso il fattore umano, emotivo, relazionale nelle sue considerazioni. Unire i poli distinti, includere le imperfezioni come potenziale, esplorare il territorio dell’amore oltre a quello dei numeri e delle evidenze, può essere una via per accrescere l’etologia e le politiche ambientali?

Il leone e il circo

La condanna al circo e ai metodi per sedare, soggiogare e addestrare gli animali è evidente nel film. Le scene sono crude anche se protette; non vi è margine di dubbio riguardo al malessere degli animali e all’intollerabilità di una detenzione in gabbia per specie così imponenti, libere e speciali come i grandi felini (e non solo!).

La chiave di volta, però, è nella relazione fra il padre (responsabile del circo) e il figlio piccolo, che si prende cura dei bisogni emotivi del leone riuscendo a salvargli la vita. Centrale è il momento in cui il bambino si dissocia dalle aspettative del padre e il padre accoglie la diversità del figlio rispetto al sentire riguardo al circo. Nella vita reale probabilmente questo passaggio non accade in maniera così indolore come è stato mostrato nel film. Tuttavia, l’accettazione è un elemento importante perché parla di confini emotivi, relazionali e umani fra le persone.

I lati oscuri del film

Il film non mostra due cose: come il leone riesce a salvarsi la vita e come le guardie armate accettano il dato di fatto della sua volontà di coabitare con Alma e il lupo. Sono due elementi importanti, a mio avviso, perché parlano di rispetto, di accettazione, di scelta delle ragioni del cuore rispetto alle ragioni del denaro e della politica.

L’esclusione di questi elementi è, forse, una presa di posizione riguardo al non voler prendere posizione in merito. Cioè “non dico ciò che non voglio diventi un pericolo per me“. Ma il fattore economico e politico, nella gestione degli animali selvatici in ambiente domestico e civile e nella tutela ambientale, hanno un ruolo in primo piano. Sono quegli elementi che decidono della vita o della morte delle mamme orso troppo confidenti, per esempio. Dei cinghiali in branco a Roma. Dei lupi messi alla mercé del bracconaggio in Toscana. Degli elefanti, dei rinoceronti, di tutti gli animali trofeo usati per accrescere i patrimoni e lo status quo della società ovunque nel mondo.

Tacere, lasciare sullo sfondo questo tema è, in realtà, dire che questo è il tema più importante di tutti.

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