Petloss & Business Coach a Udine e online
Piacere di conoscerti! Sono Carolina Venturini, una donna che ha scelto la crescita personale come strada per la liberazione della propria vita.
Della mia relazione con Mercurio, il mio alaskan malamute, te ne ho già parlato in Home Page e nei miei canali social (Facebook, Instagram, You Tube, Spotify).
Se sei qui è perché vuoi conoscermi di più come professionista, capire quanto sono capace di reggere l’esperienza di guidarti un passo oltre il tuo lutto.
Allora inizierò dalle mie radici, affinché tu possa capire perché ho scelto questa strada, perché faccio quello che faccio, al di là della mia soggettiva esperienza con Mercurio.
Ho impiegato dieci anni per diventare coach.
Dieci anni perché prima ho lavorato come freelance nel mondo della comunicazione digitale conto terzi.
Web Marketing, Content Marketing, Social Media, Consulenze, Responsabilità, Docenze.
La mia professione era far guadagnare gli altri attraverso il marketing digitale, i contenuti online, la rendicontazione delle statistiche, la semplificazione dei processi di dialogo nelle community. La mia professione era recuperare fondi attraverso le community online affezionate al brand o al progetto.
Ho raggiunto molti obiettivi economici per i miei clienti, ma non ero appagata per me. Non ero soddisfatta delle modalità di lavoro nel mondo digitale per le PMI; la mia creatività, ciò che mi rende speciale, capace, era del tutto subordinata alle richieste dei clienti.
Soprattutto, non aveva senso, non c’era un perché profondo, non ero mossa da una missione d’anima. Il mio lavoro era iniziato come ripiego dalla disoccupazione e non come progetto imprenditoriale vero e proprio.
Nel 2020, la Pandemia sconvolge tutto.
Seguendo il forte richiamo verso un modo diverso di lavorare, produrre valore, vivere le mie unicità portando al mondo qualcosa di buono, ho ricominciato a seguire corsi di imprenditoria femminile digitale e percorsi di coaching.
Ho capito che avevo qualcosa da dare, che c’era un modo diverso di lavorare.
Lì ho capito che dovevo dare una risposta inequivocabile alla domanda: “Voglio ancora essere una social media manager come tanti? E, se non voglio, ho il coraggio di seguire quello che la pancia mi dice?”. La risposta non è stata scontata e rapida.
Lasciare la strada conosciuta per un’ipotesi da convalidare è difficile.
Ci vuole coraggio e fiducia per agire lasciandosi alle spalle il passato. Bisogna essere capaci di lasciar andare.
Per diventare coach, oltre al concludere i contratti in essere con i clienti, studiare da zero la mia nuova offerta commerciale, posizionarmi da zero in un nuovo mercato, mi sono confrontata con un’altra domanda di valore: “Chi posso veramente aiutare?“.
Quando mi guardavo allo specchio, non vedevo una persona “tipicamente coach“. Aggressiva, vamp, sul pezzo, orientata al fare. Vedevo una persona impegnata nell’essere e con molte cicatrici di vita nella propria storia personale.
Iscrivendomi alla mia scuola di coach, ho avuto la fortuna di ascoltare le parole: “I difetti, le cose che non ci piacciono di noi, possono diventare il nostro maggior tratto distintivo“.
Il mio difetto principale era la tristezza anche quando sorridevo.
Quello che detestavo di me era l’aver vissuto una vita all’insegna dell’assenza, della solitudine, del bisogno d’amore e delle scelte sbagliate per colmare quei vuoti. Ma non volevo più lavorare nella dipendenza affettiva o nella violenza di genere.
Avevo dedicato tante energie a questi mondi, sentivo che c’era dell’altro, più profondo, pronto per me.
Non volevo più tutto questo perché io per prima non ero più solo una donna abusata, non ero più solo una vittima e non ero più dipendente affettiva.
Ero una donna capace di prendersi cura di sé, di proteggersi, di dire di sì e di no e libera. Ero capace di accettare un addio e di lasciar andare, senza sentirmi morire dentro. Tutto ciò lo avevo costruito con le mie mani, chiedendo aiuto ma anche assumendomi la responsabilità della mia vita.
Conosco il lutto sin dall’infanzia perché a cinque anni perdo la mia figura genitoriale di riferimento.
Cresco insieme ai gatti in una casa senza cancello, che dà su una strada trafficata. Molti morirono investiti, altri mi furono rubati, altri avvelenati. I gatti hanno riempito la mia solitudine nell’infanzia e la loro perdita acquisiva l’importanza dell’esperienza dell’abbandono. Conosco il vuoto che lascia un animale speciale e significativo perché nel mio corpo è impressa l’emozione fisica del vuoto.
Mercurio, il mio alaskan malamute, segna indelebilmente e per sempre la mia vita perché è un’anima saggia, antica, dirompente e il nostro legame era ed è profondo. La sua perdita ha messo in moto una valanga di cambiamenti che, dal piccolo granello alla colata immensa, hanno completamente cambiato la geografia della mia identità e della mia professione.
Per superare il lutto, ho provato ad imparare ad andare a cavallo ma, imparando a salire in sella, mi sono rotta il ginocchio, cadendo prima di “scavallare“. Quel giorno stesso, il cavallo con cui stavo iniziando a “legare” morì. Qualche mese più tardi, anche il cavallo da cui ero caduta, morì per circostanze veterinarie improvvise.
La lesione al crociato mi ha dato il tempo di entrare in profondità dentro di me ed esplorare il mondo interiore dell’autonomia, della fiducia.
Il lutto mi ha condotto dalla mia Bambina Interiore e mi ha portato a diventarne genitore consapevole.
Aver dedicato così tanto, nella mia vita, alla crescita personale, ha formato la mia mentalità e il mio approccio alle soluzioni.
Ho seguito psicoterapie, costellazioni familiari, percorsi di counselling, percorsi di coaching. Ho letto libri di self help e partecipato a serate sui temi della dipendenza affettiva. La scuola di coaching, quindi il master, il tirocinio, mi hanno aperto ulteriori porte per accedere alla crescita interiore come spazio evolutivo, positivo.
In questo contesto mi sono autorizzata a dare valore al mio amore per gli animali e per il lavoro interiore.
Ho capito che sceglievo il coaching ad ispirazione gestaltica perché la mia più grande “fatica” nella vita è stata trovare un ancoraggio nel “qui e ora”, nel “presente”. Ora ne apprezzavo il potenziale, avevo dato un senso alla parola “potenzialità“.
Avevo capito come tenerlo, come nutrirmi dalla realtà e dal presente e avevo trovato risorse, strategie, consapevolezze, che diventavano ricchezza una volta portate a livello di coscienza applicata e divulgabile.
Ho scelto di dedicarmi al coaching nel fine vita e lutto per gli animali perché voglio che le persone non si sentano sole e senza speranza. Perché voglio aiutare nel diventare punti di riferimento per sé stessi quando la solitudine e il vuoto sono assordanti.
Il mio lavoro ha lo scopo di facilitare l’amore fra le persone e gli animali, in tutti i momenti di vita, malattia e morte dell’animale stesso, ma anche di riportare alla vita le persone, una volta imparato a lasciar andare.
Imparare a lasciar andare, imparare a riempire i vuoti, trovare la “quadra” per bastarsi, per stare senza rimpiazzare prima di aver concluso un ciclo è un viaggio di liberazione e di potere straordinario.
Non ti prometto che riempiremo ogni cratere che hai nel tuo cuore, ogni voragine, ogni buca profonda, che ti porti dietro negli anni. Faremo un passo, quello che oggi è davvero rilevante per te. Sarà un passo che ti riporterà alla vita e ti aprirà altre strade per coltivare la tua evoluzione. Quanto entrarci nel processo e cosa prendere da ciò che vivremo, è una tua decisione e responsabilità.
Carolina Venturini è iscritta al Registro dei Professionisti dell’Associazione APICA (Ass.ne Pro. Ita. Coach e Arte), in linea con la Legge n. 4/2013 con numero 1608.